La caratteristica della valle più importante è di essere chiusa a sud dalla catena appenninica che, con la sua notevole altitudine (1000-1200 metri s.l.m.) fa sì che questa zona dell’entroterra ligure sia collegata con difficoltà alla costa . Il resto della valle invece è a predominio dei boschi ad alto fusto, questa enorme foresta era detta anticamente la Selva dell’Orba e dal crinale appenninico (spartiacque) arrivava fino alla bassa valle, all’ovadese.
Per le sue caratteristiche morfologiche il bacino dell’Orba non si prestava ad una facile colonizzazione né in tempi preistorici, né in seguito. Però l’orientamento nord-sud della valle, in corrispondenza del più breve percorso possibile fra la pianura Padana (zona di Ovada-Alessandria) e il mar Ligure (Voltri-Arenzano), ha determinato la sua importanza come via di transito fra la pianura ed il mare fin dai tempi preistorici.
Fin dall’antichità il comprensorio ha registrato una presenza significativa. A partire dai reperti paleontologici (incisioni rupestri) che testimoniano come la valle fosse frequentate già in epoca preistorica da cacciatori e pastori, passando al ruolo sempre più importante che la zona assunse quale crocevia di importanti vie di commercio tra la costa e la pianura padana, con il notevole impulso fornito nel territorio della Valle d’Orba dall’insediamento dei Monaci Cistercensi presso la Badia di Tiglieto (fondata nel 1120). A seguito di tale insediamento nell’Alta Val d’Orba inizia un vasto programma di trasformazione della Selva, sia nella zona pianeggiante con la coltura del frumento e della vite ma anche nella zona montana, ampliando l’areale del castagneto domestico e della pastorizia. Una silvicoltura di ampio respiro che segna il passaggio dalla civiltà della pietra alla civiltà del legno e del castagno. I fianchi delle montagne bene esposti al sole vengono terrazzati con muretti di pietra a secco, gli stessi che ancora si trovano all’interno dei castagneti da frutto. Nei castagneti più grandi il seccatoio, il tipico “abergu”.
Più tardi (intorno al 1500) la foresta viene intaccata dalla nascita numerosa delle Ferriere che sfruttano l’energia idraulica delle sue acque torrentizie e l’alto potere calorifico dei faggi e delle roveri secolari. Gli antichi sentieri del Sale si fanno ora sentieri del Ferro per le carovane di muli che, carichi del minerale ferroso, giunto dall’isola d’Elba, salgono da Voltri al crinale per raggiungere le Ferriere della nostra Valle. E nei pressi delle Ferriere nascono i nuclei abitati.
Le Ferriere e i borghi intorno alle quali si formavano, si ponevano in contrasto con le case “a capanna” sparse sulle montagne, mentre il via vai dei carbonai intensificò la rete di percorsi e sentieri, dei quali rimangono ancora oggi a testimonianza le piazzole delle carbonaie. Le Ferriere continueranno il loro sviluppo per tutto il ‘600, sostenendo l’economia locale di questo territorio, per cessare la loro attività verso la metà del ‘900, quando l’industria siderurgica si è ormai affrancata dalla dipendenza dell’acqua e del bosco.
Dalla prima metà del novecento comincia lo spopolamento della valle. Sorge in valle solo qualche piccola realtà manufatturiera, continuano le attività degli orbaschi per l’utilizzo delle risorse del bosco per cui sono maestri. Ben presto inizia una storia di emigrazione, gli orbaschi sono ricercati nel mondo per le loro qualità di boscaioli, il lavoro in valle scarseggia e quindi la soluzione è quella dell’emigrazione. A volte definitiva, a volte solo stagionale durante la stagione fredda per poi ritornare a lavorare nei campi in estate.
Sono attivati progetti per sfruttare una risorsa della valle, l’acqua dell’Orba, per produrre energia elettrica. Uno di questi progetti, la diga sul torrente Orba nel territorio di Molare, costruita tra il 1922 ed il 1924, fu la causa di un tragico evento che segno la storia del 900 di questa valle.
Il 13 agosto 1935 lo sbarramento di Sella Zerbino cedette creando un’onda di piena sul corso del fiume Orba. L’enorme massa d’acqua spazzò la valle dell’Orba, giungendo fin oltre Ovada e causando oltre cento vittime.
Lo spopolamento è andato avanti per tutto il 900 e l’inizio degli anni 2000. Le risorse dal punto di vista naturale ci sono e contando sulla riscoperta dei territori nell’entroterra, si può sperare in una piccola rinascita del territorio. Sicuramente il turismo, visto nell’ottica della sostenibilità e dell’attenzione al territorio, può dare il suo contributo a questa speranza.